Norme redazionali

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- Testo dell’opera in Word.

- Carattere Times New Roman, corpo 12.

- Testo, incluse note e bibliografia, giustificato.

- Capoverso di 0,5 cm.

- Interlinea singola.

- Titolo dei capitolo in tondo corpo 14, centrato. Va posto in apertura della pagina. Tra il titolo del capitolo e il testo occorre lasciare quattro righi bianchi corpo 12.

- Titoli dei paragrafi in corsivo corpo 12, allineati a sinistra, senza capoverso.

- Prima del titolo del paragrafo, un rigo bianco.

- Dopo il titolo del paragrafo, un rigo bianco.

- Non si possono utilizzare sottolineati e grassetti nel testo, titoli inclusi.

- Trattino congiuntivo (esempi: greco-romano; 1914-1918), corto e senza spazi prima e dopo.

- Trattino disgiuntivo, negli incisi, negli elenchi e altrove, lungo, con uno spazio prima e dopo ( – ).

- Per titoli di libri, saggi, articoli, voci enciclopediche, brani musicali e simili, si utilizza il corsivo.

- Per i saggi compresi in libri collettanei si utilizza il corsivo, citando subito dopo l’opera di riferimento, preceduta dalla virgola e da «in:».

- Per le parole o espressioni straniere o dialettali di uso non comune si usa il corsivo (weltanschauung; hýbris;phronesis).

- Per evidenziare una parola o una locuzione, si può usare il corsivo, ma è da evitarne un uso ricorrente.

- Il maiuscolo si usa: sempre nei nomi propri, nelle parole «Stato» e «Chiesa» se intese come istituzione, nella designazione di aree specifiche della Terra (Nord-Est italiano; l’Ovest americano; l’Oriente asiatico, l’Occidente europeo), nei nomi di dinastie e popoli di epoche passate (Goti, Romani, Cartaginesi, Achemenidi, Fatimidi), nei periodi storici (Ottocento, Novecento, Rinascimento).

- Per le citazioni, usare le doppie virgolette basse, dette caporali (« »). Se all’interno dei brani citati ricorrono altre citazioni, usare i doppi apici in alto (“ ”). In caso di sottocitazione usare singoli apici in alto (‘ ’).

- Per altri usi (anche per parole singole usate in senso ironico) si adottano le doppie virgolette basse (caporali).

- I brani citati vanno posti in tondo e mai in corsivo. Se superano le quattro righe e meglio separarli dal testo, sistemandoli sotto: senza virgolette, spaziati di un rigo prima e dopo il testo, in corpo 10 e senza rientranze. Se alcune parti della citazione sono omesse, indicarle con tre punti tra parentesi quadra [...].

- Le note, in corpo 10, vanno poste alla fine del documento.

- Nelle note le opere citate per la prima volta forniscono i dati bibliografici completi. Nelle successive si usano le abbreviazioni. La citazione completa dell’opera segue questo schema: iniziale del nome puntata, cognome in maiuscoletto, poi, separati da virgole, titolo dell’opera in corsivo, l’eventuale sottotitolo (separato dal precedente da un punto) ancora in corsivo, eventuale curatore, editore, luogo di edizione e, senza virgola, anno di pubblicazione, pagine (p. oppure pp.) del brano citato. (Es., L. Salvatorelli, Sommario della storia d’Italia, Einaudi, Torino 1974, pp. 21-30.)

- Nella bibliografia il cognome dell’autore, in maiuscoletto, precede l’iniziale del nome puntata. Tutto il resto rimane invariato. (Es., Salvatorelli L., Sommario della storia d’Italia, Einaudi, Torino 1974, pp. 21-30.)

- Nel caso di un nome doppio tra le due iniziali non si mette lo spazio.

- I titoli dei periodici, dal quotidiano all’annuario, cartacei ed elettronici, e dei blog, vanno in tondo e chiusi tra doppie virgolette basse (caporali). 

Abbreviazioni per le citazioni in nota successive alla prima:

- ivi (in tondo), se si fa riferimento a un titolo citato nella nota precedente, con variazioni di pagina o volume;

- ibidem (in corsivo), se si fa riferimento al titolo citato nella nota precedente, senza alcuna variazione;

- op. cit. (in corsivo), se si fa riferimento a un titolo citato, ma non nella nota precedente, se dell’autore è citato un solo titolo;

- cit. (in tondo), se si fa riferimento a un titolo citato, non nella nota precedente, quando dell’autore sono citati più titoli;

- ID., se si tratta dello stesso autore della nota precedente ma di opera diversa.